L’intervento di restauro relativo ad un manufatto bronzeo deve cominciare con un’indagine conoscitiva sulle qualità della lega ed il suo reale stato di conservazione. E’ importantissimo sostenere, che il recupero dell’opera deve essere effettuato nel rispetto delle patine, formatesi nel tempo, cosiddette “buone”, cioè non aggressive per la lega. Queste ultime, conferiscono indubbiamente al manufatto, un interessante aspetto estetico di valore artistico e non vanno rimosse. Le patine corrosive, invece, quelle cosiddette “cattive” (come il cancro del bronzo), si presentano sotto forma di concrezioni e vanno assolutamente rimosse meccanicamente per bloccare il processo di degrado corrosivo. Ogni tipo di patina è sempre dovuta alla reazione chimica avvenuta sulla superficie della lega che si scatena al contatto con le sostanze contenute o trasportate dagli agenti atmosferici.
Può presentarsi con varie colorazioni, a seconda delle quali ne si può dedurre la natura più o meno aggressiva. Si procede allora con una pulitura delicata dei depositi superficiali delle varie ossidazioni senza rimuovere o intaccare le patine “buone”. Molto spesso la superficie bronzea può presentare buchi o crepe. Questi vanno sigillati con adeguate stuccature preferibilmente con materiali in grado di sopportare i lievi spostamenti dovuti alle dilatazioni termiche. Non è consigliabile intervenire con saldature metalliche, salvo qualche rara eccezione, in quanto sono molto invasive. Si valuterà, a questo punto, la necessità di apporre eventuali prodotti per l’inibizione della corrosione in base ai risultati delle diagnosi precedentemente effettuate ed infine, molto importante, sarà il trattamento protettivo della superficie bronzea che culminerà con la lucidatura.